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126 la veste del vedovo


a sollevarsi e tardavano a riabbassarsi sui grandi occhi melanconici. Ma una volta aperti, i grandi occhi si volgevano attorno stupiti, come per raccogliere il riflesso delle cose più belle, e si animavano, si riempivano di luce, e tutto il viso allora si rischiarava e ringiovaniva d’improvviso.

Forse per questo il giovine, che guidava il carro seguendolo a piedi per non farlo sbalzare troppo, ogni tanto si chinava un poco e diceva:

— Giula, Giula, guardami, su. Non parli più? Hai sonno?

Giula sollevava lentamente le palpebre; e riprendevano il discorso interrotto; ma le cose da dirsi se le avevano già dette tutte e ben presto lei si stancava, riabbassava le palpebre e si lasciava cullare dal moto pesante del carro. Aveva sonno, sì: le pareva d’essere in una culla, in una barca, e che tutto fosse un sogno, la vita passata, il presente, l’avvenire.

Perchè il sole già forte di maggio non le facesse male, un grosso lenzuolo di lino era stato disteso fra due pertiche da un lato del carro, e così questo, col suo lento sobbalzare