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il primo viaggio 119


«Non dubitare, Pancraziu: starò bene: un uomo smilzo come me sta bene da per tutto!».

Infatti, appena dentro, il nuovo viaggiatore ingombrò la diligenza coi suoi cestini e le sue bisacce, e sedette come in casa sua, a gambe lunghe; rammento, aveva un grande cappotto d’orbace tutto trapunto, e ogni tanto ne scuoteva le falde gettandosele fra le gambe senza levar le mani di tasca. Ma era bello: non ho mai più veduto un giovane così bello: alto, curvava un po’ la testa per non toccare le assicelle della diligenza. Agli uomini belli anche in quel tempo si perdonava tutto. Egli non si accorse neppure di me e cominciò a parlar con gli zii: parlava forte, beffardo.

«Vanno alla festa? Eh, dicono sarà una gran festa, quest’anno: un’abbondanza del diavolo: i cani saranno legati con le salsicce.»

Lo zio lo guardava serio, e la zia guardava me sorridendo. Il viaggiatore ci aveva preso per della povera gente che forse andava alla festa per voto. Egli sporgeva il viso verso il finestrino: sorgeva il sole e monti neri e monti d’oro apparivano in fondo alla valle tutta verde: si saliva e di tanto