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100 | il padrone |
sere ancora là dentro nell’ingresso, al caldo, di sentire il lamento della malata e di commuoversi inutilmente per lei.
Quando tutti furono dentro nelle loro case dalle cui porticine usciva il fumo e l’odore del porchetto arrosto, egli andò lungo i muri, come un cieco, fino alla casupola di lei. C’era luce: picchiò e la donna del vicinato aprì e lo lasciò entrare. Era pietosa con tutti.
Egli s’avanzò fino alla cucina e vide, seduto accanto al lettuccio di Maria Franchisca, il nemico di lei. Teneva le gambe allungate, le spalle bene appoggiate alla sedia, le mani in tasca: ella sedeva sul lettuccio, con la testa un po’ reclinata a destra sul cuscino al quale s’appoggiava, e nel cavo della mano una pera che egli le aveva portato.
La scena però non commosse il cliente; un impeto di rabbia lo spinse fino alla cameretta; e balbettava, tendendo le mani verso la convalescente:
— Che fai, Maria Franchì, ma che fai?
L’ex-maestro tirò su le gambe, e senza alzarsi, senza togliere le mani di tasca lo guardò con disprezzo.
— Oh, oh, — disse, — dove credi di es-