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98 | il padrone |
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Stette due settimane a letto; l’infornatrice continuava a cuocere il pane, aiutata da una donna del vicinato, e gli uomini non smettevano di fare la guardia; ma il nemico, di fuori, era un po’ come il vento, c’era e non c’era, sbatteva la porta ma senza penetrare dentro. La donna che aiutava a fare il pane si burlava dei difensori di Maria Franchisca.
— Ma chi l’ha veduto? Se nessuno in paese l’ha veduto? Sognato, avete.
Eppure fu proprio lei che, la sera di Natale, entrò nella cameretta di Maria Franchisca e l’aiutò a sollevarsi, le mise un cuscino dietro le spalle, le disse sottovoce:
— Adesso sei guarita; domani ti alzerai; è festa. Ascoltami, tortora: il tuo padrone è in casa mia, nel nostro pagliaio, buttato per terra come un cane malato, e non mangia, non vuole nulla; solo chiede perdono di averti spaventato. Non ha casa, non ha pane: negare il perdono a lui è come negarlo al Cristo deposto....