Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/103


il padrone 97


batteva i denti, si scaldava inutilmente al forno e infine scoppiò a piangere torcendosi le mani.

— Ho paura, ho paura, — diceva.

L’infornatrice la fece andare a letto e le diede da bere acqua calda con miele; ella stringeva con tutte e due le mani tremanti la tazza che le si sbatteva contro i denti, e continuava a ripetere:

— Ho paura....

Di là gli uomini ascoltavano: e quello che l’aveva portata in braccio s’avanzò fino alla cucina, dicendo con voce sommessa all’infornatrice:

— Ditele che stia quieta: resteremo qui di guardia finchè quell’asino non sarà partito dal paese.

Due di loro, infatti, passarono la notte nell’ingresso. Maria Franchisca aveva la febbre alta e delirava, senza mai accennare al suo affanno segreto. Si preoccupava del pane che bruciava, del mal tempo, degli uomini che s’indugiavano nell’ingresso: ma per il resto, anche davanti alla morte pareva volesse tutto per sè il suo dolore e il suo terrore.