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si pentì di non avere, a suo tempo, approfondito il mistero, di non aver inchiodato la moglie al muro per farle confessare il suo peccato. Poichè la bambina era lei tale e quale.
Adesso era troppo tardi per la vendetta; anche per le ricerche, che sarebbero state inutili e ridicole. La ghirlanda dei figli legittimi circondava la piccola reietta con una muraglia più solida di quella di una fortezza. Ma ella sentì lo sguardo di odio che la saettava, e corse a nascondersi nel grembo della vedova. Questa però non era, per un’eccezione straordinaria, a respirare col respiro del suo fuso: la vicina di casa essendo gravemente malata, l’assisteva lei; e la bambina corse laggiù, in cima al triangolo roccioso, a cercare la sua protettrice. Ma per sbaglio entrò nella caverna del paralitico, ed egli le sorrise, come può sorridere la morte alla visione della sua ultima aurora.
— Vieni, — le disse, senza voce, — ho una cosa da darti: è da tanto che ce l’ho. Ma devi chiamarmi nonno.
Ella guardava di lontano, spaurita e attratta nello stesso tempo. Con la mano che ancora si moveva, egli le fece vedere nella penombra una medaglietta d’oro attaccata a una coroncina di madreperla. Affascinata, la bambina si avanzò: ma, poichè egli capiva ch’ella aveva paura ad accostarsi al giaciglio, le lanciò il sottile rosario che cadde e si spense come una stella filante; e disse:
— Era della tua nonna: prendila e nascondila.
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