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La spiegazione ce la diede il vecchissimo vaccaro, che appunto come una figura di altri tempi, fra di buttero e di eremita, ci apparve sullo sbocco della sua proprietà, in un cancelletto di canne ornato di sambuchi: era accigliato, e domandò dapprima se lo avrebbero cacciato via presto dal suo regno.

— Capirai, signore, — disse a mio marito, — sono qui da cinquanta anni; ho veduto il Papa passeggiare nel giardino, col cardinale e altri preti: scherzavano come ragazzi. Nessuno mi ha mai molestato. Questa strada, può dirsi, è stata sempre mia, perchè ci passavano, e ancora ci passano gli uomini con le loro amorose: voglio dire quelli che non vogliono esser veduti a fare all’amore. Una volta ci ho visto anche una signora nobile e ricca sfondata con un damerino spiantato di quelli che andavano a mangiare e suonare nella villa. Ma nessuno mi dava fastidio: anzi mi ci divertivo, a sentirli parlare: e spesso litigavano, anche, e correvano botte: qualche coppia veniva a chiedere un boccale di latte; e lo pagava il doppio: si capisce, sì.

Egli affermava questo suo piccolo vantaggio come una cosa dovutagli. Per confortarlo si entrò a bere una tazza di latte, appena munto; anzi egli, poichè la vaccheria restò alcun tempo anche dopo la costruzione della casa, fu il nostro onesto e sincero lattaio.


Rimase, finchè la vertenza fra il Municipio e l’impresa del nuovo quartiere, a proposito della via Cupa, non fu risolta. Intanto la quercia, il poggio, il viale con le siepi di bossi, tutto era


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