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— Un migliaio di lire.
— Figlia di un cane, — pensò Tromba, — se dici così vuol dire che ne vale almeno duemila — ma fece mentalmente i suoi conti, e gli risultò che anche con mille lire poteva lottare e aver vittoria contro il crudo inverno, suo personale nemico.
Attese, però: i primi freddi potevano aumentare il valore della pelliccia, ed egli intanto si mise in giro in cerca di compratori. Tempo ne aveva; poichè era tempo sempre umido e buio, e già i salinaroli sedevano melanconici e irritati nell’osteria del borgo e litigavano fra di loro o bastonavano le mogli e le belle figlie civette. Lui solo, Tromba, era tranquillo e animato di speranza: poichè tutti oramai sapevano della sua eredità, lo sbeffeggiavano, bonariamente, e gli domandavano denari in prestito: egli scuoteva la testa; andava in giro coi calzoni di fustagno ancora rimboccati sulle gambe ricoperte come da una scaglia di sale, e si recava a confabulare con l’oste della piazza, che, sapendo bene dove i soldi sarebbero andati a finire, si occupava anche lui della vendita della pelliccia. Nulla però si concludeva; e anche il vecchio si immelanconiva.
— Va a finire che me la metto io, quella roba, per scaldarmi: non poteva lasciarmi piuttosto un po’ di quattrini quella benedetta creatura di Dio? Sia pace all’anima sua, però.
No, egli non le serbava rancore; nè di essere fuggita, nè di aver fatto la vita che aveva fatto, e neppure della strana eredità: egli voleva bene a
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