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anzi, si era perduta per quelle: sia pace all’anima sua.
Egli chiamò quindi una sua vicina di casa, stata anche lei in città, e che adesso andava a fare qualche servizio nell’albergo della Marina, per chiederle se trovava da vendere la pelliccia: le avrebbe dato una percentuale.
La pelliccia, collocata lunga distesa ancora dentro il sacco, nella cassapanca nera, fu tirata fuori, per la prima volta, con cautela religiosa; e la donna la scosse, la portò accanto alla porticina per meglio esaminarla. Una scena curiosa avvenne allora. Il cane si mise ad abbaiare come non lo aveva fatto mai; e la Checca, scesa a precipizio dal manubrio della bicicletta, dapprima si gonfiò e volle investire la donna, poi, veduta meglio la pelliccia, si nascose spaventata sotto il giaciglio del padrone. Rise questi, con la sua bocca sdentata, e rise la donna, sebbene avesse una faccia seria e preoccupata, poi esaminò e palpò la fodera di raso fulvo della pelliccia, e passò la mano ruvida sul pelo dai riflessi dorati, assicurandosi che non fosse tarlato. Il vecchio rideva ancora, facendo amichevoli cenni al cane.
— La credono una bestia viva — disse; — ohi, Trombin, di quelle che tu non hai mai cacciato.
Pensierosa, la donna rimise la pelliccia nel sacco e il sacco dentro la cassa. Sì certo, qualche signora dell’albergo avrebbe potuto comprarla, o anche la moglie del dottore; ma trattandosi di roba usata c’era poco da guadagnare.
— Su per giù, quanto?
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