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sempre. Ma per il vecchio Tromba il pane passava in seconda linea: egli aveva bisogno assoluto del Sangiovese, anche non di prima qualità, e l’inverno gli faceva paura. Potevi risparmiare un poco, l’anno scorso, vecchio sibarita; i guadagni erano stati cospicui, addirittura incredibili, poichè la stagione calda non cessava mai; tutti finiti nelle tasche dell’oste della piazza, che serviva anche gli americani che svernavano nel Grande Albergo della Marina.

Quest’anno, dunque, piove: e sono, a giorni, piogge torrenziali che del fosso lungo la strada del borgo fanno un fiume tumultuoso: ed è una fortuna, questo fosso, per i salinaroli, altrimenti le loro catapecchie verrebbero allagate e schiantate. Il vecchio chiudeva la porticina e accendeva il fuoco: ma tali erano i suoi sospiri che la fiamma ne tremava, e la Checca, quasi per confortarlo, gli saltava sull’omero e gli beccava lievemente i peli della nuca.

— Lasciami in pace, figlia di Dio; come si farà quest’inverno? Non avrò da darvi neppure da mangiare, a meno che non si vada a chiedere l’elemosina in piazza.

Quello che egli voleva in piazza, sotto i portici dell’osteria, lo sapeva ben lui: e la Checca, che lo sapeva anche lei, gli beccava più forte i peli della nuca.

Ma quando si trattò del sacco, l’orizzonte si schiarì come in un bel tramonto di estate. Il vecchio sapeva, per averlo sentito dire, che quelle robe da signora costano: e sua figlia Orsola, disgraziata, se non era stata una signora, le robe da signora le aveva usate: probabilmente,


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