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— Spegneremo il lume solo dopo la cena e vi daremo la mano.

Mi no, mi no.

— Ebbene, vecchia avara, se non verrete, io vi ruberò il coniglio. E la mamma ci darà il cappone e la Peppa porterà la farina per fare i gnocchi, e voi Carulina il formaggio parmigiano da grattare e il burro ed io i salamini e due bottiglie di lambrusco, e voi Stellina la zucca arrostita, e tu, Fermina, tre bottiglie... e tu Tognina questo, e voi Cleonice, quest’altro...

Fancin, dietro la vacca, si sentiva di nuovo la gola gonfia dal desiderio di gridare:

— Brave! Invitatemi, ed io porterò il mio appetito...

— Quando saranno andati a letto gli uomini, — via, i maschiacci! — noi quatte, quatte, perdincolina, faremo un po’ d’allegria. Vedrete che Cesar il bifolco ci troverà ancora qui all’alba quando verrà per «governare» le bestie. Ci divertiremo e staremo allegre. Su, Bustighina, sollevate il vostro musino: parlate!

Le donne ridevano, e più di tutte la Caterinin; sì, i tempi son tristi, la gente ladra, i santi sono in collera, ma, perdincolina, quando si tratta di spassarsi un poco, sia pure di venerdì, bisogna ricordarsi che la vita è breve e che più si è vecchi meno giorni restano.

Solo la Bustighina continuava a trarre il filo dalle sue dita ed a raccontare storie di morti, di spiriti, di bestie misteriose, di vendette divine. La sua voce, nel coro delle altre, finiva col mettere come una nota bassa, melanconica ma insistente e paurosa; tale la voce della co-

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