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una terza volta: poi non più. Questo era il vero segnale, convenuto un tempo fra loro, e che nessuno conosceva. E le venne da sogghignare, ricordandosi che si vedevano di nascosto per paura della famiglia di lui: era lui che faceva la parte donnesca. E invero qualche cosa di femmineo lo aveva: una dolcezza, una passionalità svertebrata, un colore d’incoscienza e quasi di abulia. Ed era cresciuto sempre in mezzo a donne: la madre, le zie, le sorelle, le cugine, prendendo la parte debole del loro carattere: anche per questo era piaciuto a lei, forte di spirito e di corpo.

Ricordò, in un attimo, le promesse che egli le faceva, nei momenti di maggiore abbandono: che l’avrebbe amata sempre, anche se costretti a separarsi, anche se lei lo avesse respinto e calpestato: e forse Dio le mandava adesso una occasione di vendetta ben più crudele di quella meditata da lei.

Si alzò e guardò attraverso i vetri della finestra, senza persiana, munita però d’inferriata. Egli stava lì, nel vicolo sotto il ciglione sopra il quale cadeva la luna: vestiva di nero, col cappello tirato sugli occhi, il viso in ombra: ma le sue mani bianche di scriba, illuminate dalla luna, parevano fosforescenti; avrebbe avuto una parvenza di fantasma senza il cerchietto d’oro dell’anello matrimoniale che egli sembrava mettere in mostra per avvisare Giovanna della distanza che li separava. Questa fu l’impressione di lei: e un tumulto di odio, di rabbia, di sdegno per l’insultante presenza di lui, la sospinse e risospinse, come un’onda malvagia,

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