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Adesso che gli hanno tirato il collo, si può parlare, di questo gallo, senza odio e senza disprezzo! Per un mese buono, e il più bello e santo dell’anno, il mese di maggio, il mese di Maria incoronata di rose, l’ardente volatile fu il terrore, il palpito, la passione di tutto un quartiere cittadino abitato da persone di valore e di ingegno: e se non generò la strage della famosa gallina della novella di Tolstoi è perchè appunto i fatti si svolsero in una zona di intellettualità civilissima e, diciamo pure, di spregiudicatezza stracittadina.

I fatti sono questi (e un giorno forse saranno, con documenti alla mano, rievocati da qualche spulciatore di piccole ma pittoresche cronache antiche).

In un villino di un quartiere nuovo di zecca, e quindi ancora guarnito di fette di orti, di angoli campestri, di siepi di sambuco, viveva una signora malaticcia: i suoi malanni erano forse alquanto immaginarî, come quelli della gente che ha poche preoccupazioni; ad ogni modo, dopo una giornata di fantastiche sofferenze, alla notte essa aveva assoluto bisogno di dormire.


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