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creò gli uccelli, i pesci, i dolci animaletti delle foreste: anche quando creò le pecore, i cani, le scimmie non c’era male. Ma un giorno ch’era nervoso creò l’uomo: quanto di peggio si può pensare da un Dio maligno. E poi, per maggior cattiveria, i leoni, le tigri, le vipere, la donna: tutto per contorno al piattino dell’uomo.

A bocca aperta noi si ascoltava, senza capire. Si capiva, solo, che egli aveva bevuto: a pensarci bene, adesso, si può dire che forse egli non aveva bevuto: ma quando uno gode cattiva fama...

Piuttosto ci colpirono altre sue parole.

— La vecchia doveva aver quattrini: li ha nascosti, qui dentro, e mi sorprende che l’usurpatore non li abbia ancora scovati. Ma voi, creature, fate bene il vostro gioco: vivere da poveri, accanto a un tesoro nascosto, senza intaccarlo, senza neppure conoscerlo. La casa però è mia: lo hai detto, a tuo padre?

— Ma che vada all’inferno; e che vi lasci in pace, altrimenti gli rompo il testone col randello della vecchia — disse mio padre: e ci proibì di ritornare nella legnaia.

In ottobre si seppe una triste cosa: il professore, con sollievo della sua famiglia ed anche con sacrifizî finanziari di una sua vecchia zia, era ritornato alla sua sede: ma una notte ritornò a casa d’improvviso, ubbriaco, e, poichè non vollero aprirgli la porta, andò a dormire nella legnaia, sul saccone della vecchia.

— Lasciamolo stare, — disse mio padre, — tanto ha poco da vivere.

Infatti fu così. Agli ultimi di ottobre fu tro-

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