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vine valente come te? Cammina, Cumpanzeddu....

Ma nonostante tutta la sua valentìa, il freddo lo vinceva, dandogli una sonnolenza strana, pericolosa. Allora gli venne in mente di bere un sorso d’acquavite, dal fiaschetto ch’egli, sebbene astemio, portava sempre con sè in viaggio per offrirlo ai compagni o agli amici che avrebbe potuto incontrare.

Bevette, uno, due sorsi, facendo delle smorfie nervose: poi sputò contro la neve, in segno di sfida, ridiventato allegro e coraggioso. — Un giovine come me, lasciarsi cogliere dal freddo! Puah! Cammina, Cumpanzeddu!


 *


Cumpanzeddu camminava, povera bestia, ma oramai le sue zampe non lasciavano che buchi bianchi sulla neve bianca. Le montagne scomparse, gli alberi scomparsi; ogni traccia scomparsa. Mauro si trovava sospeso fra il cielo bianco e la terra bianca, in un’atmosfera densa, o meglio, in una nuvola mobile e silenziosa di neve ghiacciata. Talvolta gli sombrava di andare contro una muraglia marmorea, e un vago turbamento cominciava a infastidirlo.