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— È salvo! — pensò Andrea. — Domani egli sarà più sano di me.

Volse le spalle al letto, trasse il coltello, lo aprì e lo esaminò da ogni lato, lungamente, guardandolo con gli occhi fissi, senza battere palpebra.

— È strano, — pensò ad un tratto, sollevando il viso. — Io non provo più nulla. — Forse perchè tutto procede bene? Ora andrò, varcherò quell’uscio, entrerò. Ella dorme: la camera è illuminata appena dalla striscia di luce che penetra da questa stanza. Io mi chino, immergo il coltello nel petto o nella gola della vecchia. Nel petto o nella gola?...

Pienamente in sè, egli attraversò di nuovo la camera, s’avvicinò all’uscio socchiuso, lo spinse alquanto ed entrò. Sulle prime non vide nulla, non udì che il leggero russare della vecchia. Stette immobile finchè si abituò alla penombra; poi s’avvicinò al letto.

La vecchia dormiva supina, col corsetto slacciato; soltanto la maglia e la camicia coprivano il suo petto scarno.

— Il colpo è facile e sicuro, — pensò Andrea, — ma tutto ciò è stupido; non è orribile, è stupido. Io non provo nulla.

Per qualche momento stette curvo sulla

Deledda, I giuochi della vita. 6