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sando, tremando. — Ho paura, non lasciarmi. Ti ho aspettato e non sei venuto. Non sono ubbriaco, sai, non voglio bevere più, più mai! Sta qui vicino.... Ah, eccolo, è là, nell’armadio, è là, con gli occhi verdi.... ah, ah, ah!

Mise tre gridi d’orrore, e il suo volto si deformò; e prima che Andrea potesse sostenerlo cadde al suolo in preda a indescrivibili convulsioni. Nel cadere si aggrappò ancora alla giacca di Andrea e ne strappò un bottone che tenne chiuso nel pugno rattrappito.

— Che orrore, che orrore! — gridò la serva giovine con un urlo da isterica; e svenne. Zia Coanna la guardò con sdegno.

— Maledizione, ora ho da badare anche a te! — disse.

Intanto i servi s’erano precipitati nella camera, e tenevano fermo il padrone: riuscirono a farlo sedere per terra, ed in questa posizione egli rinvenne.

Pallidissimo, Andrea guardava torcendosi le mani, afflitto di non poter dare aiuto o consiglio.

— Correte, fate ritornare il medico, — ripeteva zia Coanna, china su zio Larentu, che aveva ancora delle contrazioni nervose per tutta la persona.