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e se non stai al tuo posto io ti prendo a calci come un cane. È tempo di finirla, capisci?
La vecchia alzò le spalle.
— Egli non ha bevuto ed è già ubbriaco — pensò sospirando.
— Ebbene, no! — gridò poi zio Larentu. — No, non lo chiamo, non lo voglio! Che vada in mille barche di diavoli! Fa apparecchiare, zia Coanna, e dà da bere a tutti perchè oggi è Pasqua.
— Lo sapevamo! — diss’ella ironica.
— No, non aspetto nessuno. O che forse aspettavo qualche persona? — esclamò dispettosamente zio Larentu. Si alzò, andò verso l’armadio e bevette un calice d’acquavite.
Fu il primo. A pranzo continuò a bere; rise, gridò, a momenti allegro, a momenti collerico. Il suo viso si fece rosso, di un rosso terreo, da mattone.
— Io non aspetto nessuno — diceva ai servi. — Credete forse che io aspetti qualcuno? Ditelo dunque, se ne avete il coraggio! Chi siete voi? Vermi! Se sollevo il piede vi schiaccio tutti come rane.
— State zitti, state zitti, per carità — consigliava zia Coanna — altrimenti la Pasqua finisce male.