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Andrea fece un gesto, volle parlare, gridare, ma si frenò. Dopo tutto a che serviva adirarsi contro quell’infelice incosciente, abbrutito dall’alcool?

— Veniamo al sodo — intervenne il Tedde. — Ecco che Andrea è qui, e vi chiede scusa: non è vero, Andrea!

— È vero.

— Bene; ora zio Verre desidera vivamente che tu riprenda gli studi e riacquisti il tempo perduto. Lascia a te la scelta della carriera, purché tu ti faccia onore. Ora tu resterai qualche giorno ancora in paese, poi ripartirai. Dalla città scriverai spesso, dando notizie di te, dei tuoi studi; intanto, oggi stesso, zio Verre è disposto a versare la somma necessaria per rifornirti di vesti, di libri, per il viaggio e le tasse.

Il Tedde parlava perchè l’intendesse zio Larentu; e zio Larentu, per tutta risposta, mise mano alla borsa.

— Tutto, tutto quel che volete — disse commosso. — Quanto occorre? Cento, duecento lire? Cento scudi? Parlate. Zio Verre è ricco, darà tutto quello che occorre. Zio Verre non è sordo. Parla tu, figlio mio; il mio danaro non è danaro dei cani, ma quando si