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dette lontano da suo padre che puzzava forte d’acquavite.
Zio Larentu continuò a fissarlo, con gli occhi rossi e vitrei.
— Eppure sei mio figlio! — proruppe. — È inutile che tu ti vergogni di me. Perchè? Perchè ti vergogni di me? Credi forse che io sia ubbriaco? Credi che io sia uno stupido e che non abbia veduto lo sguardo che hai rivolto poco fa a questo bravo uomo? Ed ora credi che io non veda il disgusto che tu provi?
— Finitela, — rispose Andrea, seccato e disgustato. — Ditemi piuttosto perchè mi avete fatto venir qui.
— Perchè ti ho fatto venir qui? Per vedere le tue scarpe e il tuo vestito, e anche la tua saccoccia! Vedo bene: non mi avevano ingannato. È vero che hai sofferto anche la fame? Ah, — esclamò poi il Verre con tenerezza. — tu hai sofferto la fame, e in casa mia, in casa di tuo padre, si buttava ai cani la grazia di Dio, ma che dico ai cani? al letamaio, si buttava, la grazia di Dio: il latte, il formaggio, il pane, e tante altre cose. E mio figlio aveva fame! Andrea, piccolo Andrea, vedi che cosa è la superbia!