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ritorno di sua madre. Fuori la nebbia diradavasi: tra vaporosità argentee apparivano squarci di cielo azzurri e luminosi, lembi verdi di pianura, alberi lucenti.
Andrea pensava con piacere alle escursioni che avrebbe fatto durante quelle vacanze; e intanto si divertiva col gattino, lanciandogli pallottoline di carta, e strisciando il piede per farlo accorrere. Il gattino s’appiattava, si slanciava, saltava, s’aggrappava tutto al piede dello studente, e gli mordeva la scarpa. Ed egli, che era ritornato al suo paese per commettere un delitto orribile, si divertiva infantilmente ai giochi del gattino!
Zia Andreana rientrò verso le nove. Tosto s’accorse che Andrea era di buon umore e gli diede una lieta notizia.
— Quell’uomo è in paese: è dal signor Tedde. Sii prudente, figlio mio, — diss’ella poi, guardandolo supplichevole, — forse ti manderanno a chiamare.
Egli non rispose, ma si alzò, uscì fuori e attese quasi ansioso.
— Mi manderanno a chiamare? Tanto meglio.
Poco dopo, infatti, la serva del Tedde portò un bigliettino.