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avesse provato i disastrosi effetti di certe passioni, non avrebbe potuto descriverli.
— Anche questo è vero — disse Andrea, ripiombando nella sua idea. — Ho letto ultimamente Delitto e castigo di Dostojewsky: un libro terribile. L’autore dovette certamente provare quanto scrisse; altrimenti era impossibile tanta potenza di suggestione. C’è una donna — disse dopo un momento, abbassando la voce — quella sordida vittima, ch’io rassomiglio a zia Coanna.
Non appena pronunziate queste parole, si pentì; gli parve di aver rivelato un po’ del suo segreto.
— Non so, non l’ho letto, — disse il Tedde.
— Meglio così! — pensò Andrea.
Sviò il discorso, e così giunsero davanti alla casa del maestro, una casetta nuova, a un sol piano, tinta d’azzurro, con porte e finestre di legno giallo, che si intravedeva fra due mandorli fioriti, e sembrava la casina d’una fata, circondata da una campagna primaverile.
Entrarono. Andrea conosceva già la moglie del Tedde, una giovine di sedici anni, delicata e bella, coi capelli rossicci e la fossetta sul mento.
— Maria Maddalena — le disse il marito