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gazzina, e so fare il mio dovere, e del resto zia Coanna, già tanto vecchia, morrà presto, e Larentu finirà col mantenere le sue promesse; per questo non vorrei irritarlo, non per me che ora non conto più, ma per te.„

Andrea non finì di leggere. Torse nervosamente la lettera, e la buttò lontano.

— Vili, vili, vili! — disse a voce alta, stringendo i pugni. — E lei che è così stupida, così santamente stupida! Per me! per me! per me!...

Una convulsione di rancore e d’angoscia disperata, lo assalì: tutto il rancore e l’angoscia che lo rodevano silenziosamente da tanto tempo. Si chiuse nella sua cameretta e si gettò sul letto. Non potè rileggere la lettera; il solo vederla gli causava un senso di umiliante vergogna, simile a quello provato il giorno in cui sua madre era andata a mendicare per lui l’obbrobriosa elemosina di Larentu Verre.

Ora egli rivedeva “quell’uomo„ quale sua madre lo descriveva, col cappuccio calato, la barba rossiccia lunga e rada, le labbra livide e gli occhi arrossati dall’alcool; e ne provava un disgusto fisico: accanto a lui la vecchia serva sogghignava.

Fu allora che, d’un tratto, l’idea di uccidere