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venissi ad abitare nello stazzo: la gente è maligna e mormorerebbe. Egli rispose: lascia che la gente mormori; del resto l’acqua non mancherà al molino.

Con queste parole egli voleva dire che avrebbe finito con lo sposarmi.

Allora io gli dissi che avrei scritto a te per sapere il tuo parere.

Egli, alquanto arrabbiato, disse: sta a vedere che quel morto di fame faccia lo schifiltoso!

Io lo pregai di lasciarmi prima pensar bene ai casi miei; e questa mattina mi informai bene da Anna Ibbas, la cugina di Millèna, che frequenta lo stazzo. Le chiesi: per l’anima della povera morta, informami bene che intenzioni ha verso di me Larentu Verre.

Anna mi confidò che Larentu Verre aveva buone intenzioni, e che egli aveva espresso a zia Coanna il desiderio di sposarmi, perché nello stazzo occorre una padrona.

Quella serpe di zia Coanna, mi disse Anna Ibbas, ha protestato ed ha gridato: Sei pazzo! Non occorre sposarla, quella donna! Proponile di venir qui al tuo servizio, chè non le sembrerà neanche vero!

Può darsi che tutto questo sia falso, ma Anna Ibbas è una donna divota, rassomiglia alla morta, e la credo sincera; quindi ho quasi deciso di non accettare la proposta di Larentu Verre. Però desidero prima sapere cosa tu ne pensi. Io non sono più una ra-