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In quel giorno e nei seguenti egli proseguì a leggere il romanzo, ma senza affrettarsi, senza più provare le febbrili impressioni della prima notte. Raskolnikoff gli apparve qual era, un paranoico ambizioso e infelice.

Poi restituì il romanzo e a poco a poco le impressioni provate impallidirono e disparvero.

Però, dopo quella lettura, uno strano cambiamento s’avverò in lui. Progetti indistinti, idee di lavoro, improvvise umiliazioni, tenerezze accorate, gli fermentarono nell’anima. La musica umile e tenera del mandolino, certe poesie, certe voci, certe visioni, gli causavano emozioni profonde, talvolta tristi, talvolta liete.

Si isolò ancora di più, cadde in una specie di sogno.

Talvolta, solo nella sua cameretta, mentre al di fuori la città rumoreggiava come un mare mosso dai venti primaverili, egli suonava il mandolino, intendendo l’anima a voci lontane, che lo commovevano. Pensava alla patria lontana, ai suoi verdi paesaggi silenziosi, alla pianura sparsa di ovili e di soveri, alla casetta sulla roccia, ove sua madre filava pregando per lui; ed era allora che provava tenerezze improvvise, umiliazioni e nostalgie da lungo tempo dimenticate.