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lo studente e lo scoparo 293


— Era vedovo. Ebbene, due ragazzi; un maschio ed una femmina. Il ragazzo andò via con un magnano girovago e non lo vidi mai più. La ragazza, Maria Annicca, andò a servire in casa del sindaco. Tu lo conosci, Marcu Virdis…. eh, lo conosci? Quel riccone.

— Eh, diavolo, è mio zio! Ebbene?

— Ebbene, pazienza. La ragazza era una palma d’argento; era la luce degli occhi miei. Ma fu molto leggera. Ebbe un figlio dal padrone. Ma non sapeva ella che Marcu Virdis era un riccone? Che non poteva sposarla? San Francesco mio d’argento, pazienza! Il Signore le avrà perdonato, come le perdonai io.

— Dove si trova ora? Ah, mi sembra d’aver già sentito questa storia! Ella è morta, non è vero?

— È morta.

— E il figlio?

— Sta con me; ma è tanto cattivo! Un diavoletto! Non vuol lavorare, non mi aiuta, niente! Ebbene, pazienza. Il mio più grande tormento è il pensare a ciò che diverrà questa creatura. Che avverrà di lui, senza parenti, povero e solo?

— Zio Pascale, — disse Lixia come inspirato, — non datevi pensiero! Il mondo cam-