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il fermaglio 279


alla porta; ella venne dopo di me, ed io la vidi levarsi la mantella, e subito mi accorsi, sbalordito, che aveva il fermaglio (quello col rubino), che l’anno scorso mancò dal cassetto della nonna. Mi ricordai allora di aver sentito dire dalla nonna come in quei giorni l’Eva, che era venuta per qualche giorno in paese, fosse stata a casa nostra. Dalla rabbia che mi venne, al pensare che fosse stata lei a rubare il fermaglio ed a causare tutti i litigi avvenuti fra noi dopo quel fatto, dalla rabbia, dico, non ci vidi più. Mi alzai e mi misi a sederò vicino vicino all’Eva ed al suo compagno, un signore grasso, tutto pelato, con gli occhi sulle tempia. Appena mi vide, Eva diventò prima rossa, poi pallida, e finse non scorgermi; poi, accorgendosi forse che io stavo lì lì per aprir bocca e fare uno scandalo, si curvò verso il compagno e gli disse qualche cosa.

“Entrambi si alzarono e se ne andarono; ed io dietro di loro. Giunti nella strada io mi avvicino all’Eva e le dico:

“— Scusate, non mi riconoscete più? Permettete una parola.

“Eva finge di vedermi soltanto allora.

“— Oh, Magrini, come state? Siete qui a Milano?