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il fermaglio | 269 |
vita, ormai, tutto il po’ di vita che gli restava, era concentrato nel desiderio angoscioso dell’attimo di piacere promesso dal sorriso di Eva. Egli non s’illudeva molto; sentiva, sapeva ch’ella non gli avrebbe promesso niente senza la speranza del regalo; ella si sarebbe venduta a lui, come a qualsiasi altro; ma appunto questa certezza lo faceva morire di dolore.
*
Quando però la vide arrivare, nel silenzio del meriggio, col viso ardente come una rosa rossa, Francesco ebbe quasi vergogna delle sue speranze. Non era possibile. Ella sembrava una signora, con l’ombrellino rosso, con la collana di perle gialle e le sottane guarnite di merletto.
Egli lasciò cadere la scopa, vergognandosi che Eva lo avesse trovato a cucire l’umile arnese, e si alzò piano piano.
Ella si fermò sulla porta, sbattè uno dopo l’altro i piedi per toglier la polvere dalle scarpette gialle, poi chiuse l’ombrellino.
— Non c’è nessuno, qui?
Francesco, pallidissimo, ebbe paura che ella gli dicesse a voce alta in qual posto dove-