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il fermaglio 265


violento, e grandi barche nere, cariche di legno tarlato, scendevano lentamente il fiume. Francesco aspettava, seduto entro una vecchia barca quasi incastrata nella sabbia. Quella barca apparteneva, od era appartenuta ad un vecchio portiner,1 che circa tre mesi prima era scomparso; nessuno l’aveva più veduto; non si sapeva se era morto o vivo, ed intanto nessuno, poichè egli non aveva parenti, osava toccare la barca che la sabbia lentamente inghiottiva. Su quella barca era partita Eva; e spesso Francesco andava a sedersi là dentro, sull’asse che corrodevasi, e stava ore ed ore a contemplare l’acqua corrente.

Nel suo sogno aspettava dunque, aspettava quella donna vestita di rosso, che gli aveva promesso di venire: il desiderio acuto di vederla, la paura ch’ella non venisse, e un’angoscia indefinita, misteriosa, gli facevano battere e dolorare il cuore.

Le barche nere scendono sempre, sull’acqua tutta sanguigna: un caldo intenso, afoso, mozza il respiro di Francesco. Ed ecco che il passaggio d’una persona agita i cespugli bian-

  1. Colui che tiene il porto, cioè che fa passare i viandanti da una riva all’altra del fiume.