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il fermaglio 263


I Magrini erano assai benestanti, e lavoravano anche; due erano mercanti, uno viaggiava per negoziare grani, saggina, scope; ma tutti, uomini e donne, compresa la nonna, tutti bevevano, rubavano in casa, si rovinavano allegramente e reciprocamente. Gente di buon cuore, ma violenti e incoscienti, i Magrini beneficavano tutti e litigavano con tutti. Tenevano in casa Disperazione, una povera orfana loro parente, ma le permettevano di menare una vita quasi selvaggia e la bastonavano regolarmente ogni volta che uno di loro se la trovava vicina.

Anche Francesco era un po’ loro parente e lo tenevano più per carità che per altro, poichè il male cardiaco che lo minava, specialmente dopo l’abbandono di Eva, non gli permetteva di attendere a lavori faticosi. Oramai egli era debole come una donnicciuola; e come una donna non era buono che a cucire scope, ad attinger acqua ed a guardare la casa. Qualche volta egli accudiva ai lavori domestici, quando le donne, in assenza degli uomini, fuggivano qua e là a chiacchierare con le vicine.

La gallina faraona, — la stessa dell’altro giorno, — cantava dietro la siepe; Speranza