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262 il fermaglio


terreo, coi capelli di saggina rossa e gli occhietti di vetro verdolino, le guancie infossate e la bocca ancora piccola e infantile, illividita dal male: Disperazione, bruna, simile a un gattino nero dal musino bianco, coi grandi occhi languidi e i capelli rasi, neri e lucidi.

— Cosa fai? — ella disse, vedendo che l’altro s’indugiava, — perchè piangi?

Francesco allora si accorse che piangeva, e scosse la testa: una lagrima gli sfiorò il mento contratto e andò a cadere su uno degli innumerevoli oggetti che ingombravano il cassetto. Egli guardò, e vide la sua lagrima sopra un fermaglio d’oro, composto da un serpentello attortigliato, che mordeva un piccolo rubino, come il serpentello che egli aveva dentro il petto mordeva il suo cuore.

*

Otto giorni dopo. Stessa ora, stessa scena.

Lo stesso silenzio intorno alla casa, i cui abitatori, servi, padroni e padrone, — tranne Speranza, la vecchia cieca, e Francesco, — erano un po’ sparsi, chi pei campi, chi per le case vicine, e chi in viaggio con mercanzie.