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260 il fermaglio


collera. Ma subito egli parve ripiombare nella sua solita rassegnazione di malato. Sedette, sprofondandosi nuovamente fra le saggine rossastre, ma non potè riprendere il lavoro. Il suo cuore malato batteva, batteva, e ad ogni respiro egli sentiva una puntura: gli pareva che dentro il suo petto si fosse svegliato un serpentello che pungeva e mordeva il povero cuore vicino al quale stava annidato.

Speranza riapparve, con una scodella rossa appesa all’indice della mano destra nascosta dietro la schiena, e passò silenziosamente, con la sua andatura di gattino, avviandosi verso la cantina.

— Speranza, — chiamò Francesco. Ma la ragazzetta non rispose, ed egli giudicò prudente aspettare, per non irritarla.

Attese qualche minuto. Speranza riapparve, con la scodella piena di vino, e cercò di passare inosservata, volgendo le spalle a Francesco; egli si accorse benissimo della manovra, ma tacque ancora.

Di nuovo silenzio. Poi Francesco sentì che la vecchia nonna beveva il vino con un brontolìo di piacere, e che Speranza frugava cautamente per la camera.

— Speranza? — chiamò.