Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
il fermaglio | 257 |
— Speranza, ti vuole la nonna, — gridò Francesco.
Nessuna risposta.
— Speranza? Disperazione? Ahi, ahi, ahi, Dio te stramalediss…. Mi lasciate sola come un cane.
— Disperazione? — urlò Francesco. — Se non vieni fuori, vengo e ti tiro pei capelli.
Allora la faccina bruna, dagli occhi più grandi della bocca, apparve sull’uscio della cucina; tutta la fisionomia della bimba esprimeva una sazietà strana, una specie di nausea.
— Hai mangiato il burro, scommetto, — disse Francesco, minaccioso.
— Tu sei un servo, — lo insultò la ragazzina. — Sta zitto.
— E tu cosa sei? Raccolta per carità, sei. Prova un po’ se sei buona! — gridò Francesco, vedendo la piccina animarsi, selvaggia, pronta a gettarglisi addosso e graffiarlo. Anch’egli lasciò scivolare la scopa fra le gambe aperte, e si mise in posizione di difesa e, occorrendo, di offesa. Ma la lotta non ebbe luogo perchè la nonna chiamò ancora, lamentandosi e maledicendo. Disperazione s’intenerì, scivolò lungo la parete, fra i mucchi di scope bionde che ingombravano il portico, ed entrò nella ca-