Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/256

248 il vecchio servo


e mi tengono al loro servizio benchè io non sia più buono a far niente.

Intanto affrettava il passo, ma per quanto camminasse rapidamente non sperava più di raggiungere il piccolo padrone.

La sera calava, triste e fosca; circa a metà strada, Sidru doveva attraversare un sentiero, incassato fra due muriccie coperte di siepi. Benchè fosse quasi buio, passando lungo il sentiero il servo s’accorse che in una delle siepi era stato praticato un varco, e che alcune pietre erano cadute dal muro; evidentemente un uomo doveva essere stato in agguato dietro la siepe.

Il vecchio servo si mise a correre: un sudore ghiacciato gli inumidì la fronte. Attraversò il sentiero, attraversò un’altra tanca e un’altra tanca ancora. Già in lontananza, al chiarore della luna piena che appariva fra due nuvole, si scorgeva il campanile del villaggio.

Senza speranza di ottener risposta, ma spinto da un impulso misterioso, Sidru accostò le mani alla bocca e cominciò a chiamare:

— Basile! Basile!

Una voce rispose.

Allora il vecchio riprese la corsa affannosa: dopo un momento, nel silenzio intenso che lo