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il vecchio servo 241


— No, padrone; le gambe te le romperà la morte con la sua falce.

E dopo queste, padrone e servo si prodigarono molte altre insolenze; ma senza farne gran caso. Usavano quasi tutti i giorni discutere così.

Verso il tramonto Sidru sellò il piccolo cavallo, al quale un nemico del padrone aveva mozzato le orecchie, e alla sella legò la bisaccia di lana grigia, entro la quale stavan le forme di legno col cacio fresco coperto di foglie d’asfodelo, e la ricotta e il recipiente del latte.

Poi Sidru aiutò il piccolo padrone a montare sul cavallo, e lo seguì, in distanza, trascinando il suo bastone sull’erba. Il sole già senza raggi calava dietro le montagne rosee coperte di veli argentei; l’erba e gli alti fiori trasparenti si curvavano alquanto, come vinti dal sonno: nuvole d’insetti ronzavano sulle siepi, amandosi liberamente.

Il vecchio servo camminava svelto e rapido come un cane; qualche volta però doveva correre per non perdere di vista Basile.

— Che siate maledetti, — pensava, — tutti maledetti! Dopo che vi ho servito per quarant’anni mi trattate così: cane e niente al-