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il vecchio servo 239


Il ragazzetto s’allontanò saltellando. Il servo non tardò ad obbedire, ma s’avvicinò a passi lenti. Era anch’egli vecchio, vecchio quanto il padrone: sbarbato e senza denti, coi capelli bianchi divisi sulla fronte, pareva una donna vecchia travestita da uomo.

— Senti, — disse babbo Ara, — da domani manderemo l’entrata1 con Basile; è tempo che anche il pulcino si renda utile.

Il servo spalancò gli occhi, e la stizza gli accese il sangue. Ma era troppo vecchio per arrossire, e troppo furbo per non tradirsi.

— Ecco, — pensò, — io non ho più denti, ma sono ancora un peccatore; ogni sera, allorchè rientro in paese col prodotto del gregge, prima di giungere alla casa del mio padrone faccio tappa davanti alla casa della mia “amica„ alla quale regalo un po’ di latte e un po’ di formaggio. Poca roba, che a lei però, poveretta, sembra molta. Ogni anno, per Pasqua, io vado a confessarmi, e prometto di emendarmi, ma finora non ho potuto. Ecco che ora mi toccherà di emendarmi per forza.

  1. Entrata, il prodotto del gregge, che di giorno in giorno si manda dall’ovile al paese.