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228 | padre topes |
Ella era vestita con ricercatezza; aveva un corsetto che al riflesso del lume brillava di perline e di pagliette d’oro; aveva i neri capelli divisi sulla fronte e attortigliati intorno alle orecchie, lucenti d’olio odoroso; ed infine esalava un profumo di violetta che stordiva il frate.
Egli sentiva una dolcezza mai provata, una felicità infinita. Abbandonato sulla sedia, accanto al letto, gli pareva che tutti i suoi nervi si fossero spezzati, e il suo corpo non potesse muoversi più; e provava un piacere indicibile per quella snervatezza, per quello sfacelo di tutte le sue facoltà fisiche. Intanto raccontava i suoi casi alla donna attenta.
— Ah, — disse ella stupita. — Voi siete il figlio di quel bandito? E perchè vi siete fatto frate?
— Per espiare i peccati di mio padre! — egli rispose.
E subito sentì un grande dolore per questa confessione che non aveva mai fatto a nessuno; ma la donna lo stordì tosto con una sua risata beffarda.
— Perchè ridi? — egli balbettò.
— Perchè sei uno stupido! — ella disse, chinandosi sopra di lui, e accarezzandolo. —