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padre topes | 227 |
— Dio ce ne scampi; no! Per il servo di Dio è sempre riserbato il miglior posto della casa. Ma come pesano queste bisaccie! Avete fatto buona cerca?
— Sì; in tutti gli ovili mi han dato il cacio nuovo, che il Signore benedica le greggie. Ed anche l’olio mi hanno dato, le buone massaie, che sia benedetto il loro cuore!
— Amen! — disse la donna ridendo.
Aveva un contegno strano; e il suo sguardo lucente e il suo riso beffardo mettevano quasi paura. Sulle prime padre Topes la credette un po’ matta. Ella fece entrare il frate in una bella camera azzurra e gli offrì dei dolci, vino e liquori.
— No, no.
Egli respingeva tutto; ma ella insistè con tanta grazia, carezzevole e insinuante, che egli mangiò un dolce e poi bevette un bicchiere di vino, soave e forte come il profumo delle macchie aromatiche che circondavano il convento; poi ne bevette un altro, poi un calice di un liquore rosso e ardente come il cielo al tramonto veduto dalla finestra della sua cella; poi un altro ancora.
— E ditemi, dunque, di qual convento siete? Dove siete stato? — chiedeva la donna, ritta accanto a lui.