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padre topes | 225 |
una fontana. Poco distante c’era la prima casa del paese; ed una fanciulla alta e formosa, bruna ma con occhi turchini, uscì da questa casa, venne ad attingere acqua alla fontana, e salutò il fraticello sorridendogli graziosamente.
Egli la guardò e non si turbò affatto per la presenza di lei e per il suo bel sorriso; anzi le chiese a chi poteva rivolgersi per il cavallo. Ella nominò un ricco paesano. Egli trovò il cavallo, partì, girò per i villaggi, e visitò tante belle chiese, ed arrivò a Nuoro e vide il vescovo, alto, solenne e candido come un santo apostolo vivente.
Il tempo era stupendo; tiepido e molle: il sole già caldo ma velato da vapori lattei, inondava di voluttuosi tepori le verdi campagne, freschissime, fiorite di margherite e di ranuncoli, di puleggio e di genziane.
Il fraticello viaggiava con piacere, salutando con gioia infantile tutte le persone che incontrava: qualche volta si tuffava fra le alte erbe tiepide, mentre il cavallo pascolava, e sentiva una dolcezza struggente, simile alle estasi che provava nel convento quando pregava sognando il paradiso.
Basta, una notte arrivò tardi in un villaggio.