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i giuochi della vita 209


Nella loggia dell’estrazione un usciere dai galloni d’oro sulle mostre rosse, finiva di gridare lentamente i numeri, mostrandoli da una parte e dall’altra, di qua e di là, alla folla attenta. Dalle sue mani il foglio su cui stavano impressi i numeri passava in quelle di un funzionario molto distinto, in cappello duro, che piegava con attenzione il foglietto e lo porgeva al direttore del Lotto, seduto nel centro della loggia. Carina osservò che il direttore, un signore serio, dalla barba accurata e dalle mani rosee, chiudeva i numeri nella palla, con una abilità disinvolta e piena di grazia. Pareva che quell’uomo serio e imponente non avesse mai fatto altro in vita sua, e mettesse tutto il suo impegno morale e la sua abilità fisica a compiere, come una missione straordinaria, quella semplice funzione delle dita, al cospetto di un popolo adorante la ruota entro cui la palla veniva gettata.

Vicino alla ruota che girava producendo un piccolo scroscio, un bimbo dal lungo grembiale bianco dominava col suo visetto pallido e scarno di vecchietto nano, il quadro delle figure serie allineate sulla loggia. E pareva che queste figure compiessero uno strano rito sopra un pubblico altare. Però Carina osservò