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era, esser più forte della vita, vincere nel crudele giuoco della vita.

— Io voglio essere come un naufrago fermo su uno scoglio non lontano dalla spiaggia; — pensava. — Intorno il mare è in tempesta, le onde urlano; ma domani sarà sereno, ed il naufrago potrà guadagnare la riva fiorita.

Intanto l’inverno avanzava, eccezionalmente rigido per Roma, e Carina soffriva il freddo, quando una lenta febbriciattola non la tormentava.

Nei giorni di sole ella andava a sedersi nel giardinetto Carlo Alberto, osservando con tenerezza accorata i giochi dei bambini; ma spesso doveva restare a casa e soffrire il freddo umido dei giorni piovosi.

Suo padre aveva scritto a Goulliau esponendogli il suo tristissimo stato finanziario: “Anch’io, scriveva, mi trovavo solo e spogliato da mani mercenarie: ho sposato una donna povera che purtroppo non può offrirmi altro che affetto.„ Troppo poca cosa per vivere, l’affetto!

Sposando Carina, Goulliau non aveva preteso alcuna dote. Spontaneamente il suocero aveva stabilito un assegno mensile alla giovine e inesperta coppia: involontariamente