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i giuochi della vita 185


sta nascere e morire. Carina guardò la pietra e la foglia: ah, sì, come corrodevasi il travertino, e come la foglia morta ostinavasi a rimanere sul ramo, così il suo forte e dolce sogno erasi corroso ed era morto, ma si ostinava a non dissolversi ancora.

Trovò a casa una sorpresa che sulle prime la divertì gradevolmente: il cagnolino grazioso e pulito che la sera prima aveva visto nel bar. La bestiolina, che pareva un canino di gesso ricoperto da una piccola pelliccia di Mongolia, aveva già preso possesso del salotto da pranzo e strappava coi dentini la frangia d’una poltrona. Vedendo Carina la guardò con uno sguardo quasi umano, coi minuscoli occhi neri lucenti, poi le gittò sul viso un guaito tanto piccolo quanto insolente.

Ella prese fra le mani la graziosa bestiolina, la sollevò in alto, se la mise sul collo, la portò in camera e la gettò sul letto. E mentre si toglieva il cappello e cercava un nastrino nel cassetto dell’armadio, rivolgeva un discorsetto al cagnolino, vezzeggiandolo infantilmente:

— E tuo nonno, dove l’hai lasciato, Cip, Cip? Dove sei venuto a stare, carino mio! Avrai freddo: ti metterò la pelliccia di Lucia.