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per riflesso | 5 |
meno fieramente il padrone. — Nasconditi tu, se vuoi!
— Non c’è ragione perchè io debba nascondermi, Larentu Verre!
— E neppur io!
Intanto Millèna aveva ritirato il pane col lardo sull’orlo del forno, e dopo averci soffiato sopra per toglier la cenere, veniva anche essa a vedere.
— Cosa è? chi è? — domandò, guardando fuori. E tosto si turbò.
Vedeva una donna e un fanciullo venire alla volta dello stazzo, attraverso il sentiero tracciato tra il verde tenero della pianura: la donna indossava un costume povero, di panno scuro, il fanciullo un modesto vestitino di fustagno.
Millèna riconobbe tosto nella donna una povera parente di suo marito, che undici o dodici anni prima era stata serva nello stazzo, e aveva avuto un figlio da Larentu Verre. Tutti sapevano che solo per le istigazioni e i pettegolezzi di zia Coanna, che da quarant’anni dominava nello stazzo, il padrone, non più giovane, non aveva sposato Andreana Verre. E pei maneggi di zia Coanna, egli aveva invece tolto in moglie una parente della vecchia serva, di vent’anni più giovane di lui.