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per la sua creatura 113

— Quando torna la vecchia strega, io la getto giù per le scale, spingendola a pugni, a pugni, a pugni!...

Poi uscì sbattendo la porta.

La signora, nonostante gli insulti crudeli e ingiusti del marito, cessò di piangere, accese il lume, tornò in cucina. Le pareva di rivivere; era così felice!

Ma poco dopo egli tornò: ella trasalì e si turbò, tanto egli era cupo, livido, disfatto.

— Senti: — disse egli — tu hai ragione. Non bisogna essere egoisti; per il suo bene dobbiamo cederla (disse proprio l’orribile parola). Noi ce ne faremo un’altra.

E rise; e anclie la giovine madre rise; ma il loro riso pareva sogghigno di scheletri.


*


— Che hai, che hai? — chiese il marito, mentre ella si svegliava tremando. — Perchè ridevi? che sognavi?

— Ah, mio Dio! — ella disse, aprendo i grandi occhi grigi dolenti. — Sognavo una cosa orribile. Questo, questo e quest’altro.

E raccontò il sogno fatto, con tutti i più minuti particolari. Poi fece la solita osservazione: