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— Se le voglio bene! Ah, non si può dire, cara signora! Non si può dire! Non si può!... E’ un affetto, quello pei figli, che supera ogni cosa, ogni parola.

La dama strinse la bocca, la piccola bocca sdegnosa, e parve contrariata, più che dalle parole, dall’accento commosso della giovine madre. Ma disse:

— Ha ragione. Eppoi la sua bambina è così carina: io la vedo ogni giorno: la balia la conduce a spasso nel mio giardino. E la piccina mi conosce: quando mi vede dà dei piccoli gridi: io metto il dito nella fossetta del suo roseo mento ed essa sorride. Sembra un uccellino.

— Oh, Dio mio, Dio mio! — disse la madre, in estasi.

— E suo marito le vuol bene?

— A chi, alla bimba? Ne va pazzo. Forse, prima che venisse, non la desiderava: la vita è già così difficile quando si è in due; ma poi! Ma poi! Nessuna felicità è paragonabile a quella d’aver un figlio, del quale poter dire: mio, suo, nostro! Ah, signora mia!

— Che ne farà di sua figlia?

— Mah.... chi lo sa! È così piccina! Eppure io ho un’idea stravagante.