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— E balia? Le diedi un porchetto di tre notti e.... tacque. D’altronde, cosa sapeva lei? — disse Mauro. E rise.

Lo sconosciuto fissava il fuoco coi suoi occhi rotondi spalancati: per qualche momento stette silenzioso, e quando Mauro cessò di ridere, un gran silenzio regnò nella cucina della cantoniera.

Fuori la neve cadeva sempre: non un rumore attraversava il silenzio vellutato della notte bianca.

Ma improvvisamente Mauro sentì una specie di urlo soffocato, un gemito lontano, selvaggio come il grido d’un cinghiale ferito. Volse la testa verso la porta, e d’un tratto vide tutto nero davanti a sè, e sentì come il peso d’un masso che lo schiacciava. Solo dopo un istante s’accorse della realtà. Lo sconosciuto era balzato in piedi e gli si era gettato addosso, premendogli le spalle con le sue mani possenti.

— Ah, un porchetto di tre notti! — egli gridava sogghignando, anelante. — Ruffiana, ti pagherò poi io; ti pagherò anche il latte che hai dato al tuo padrone. Ah, gli conduci le povere serve anche sul monte.... e le lasci sole con lui.... per fargli piacere....