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Era la cantoniera. Cumpanzeddu si fermò sotto la fìnestruola rossa, e Mauro non ebbe il coraggio di spronarlo.

— Per me avrei proseguito, — pensò fieramente. — Altro che un po’ di neve ho visto, io! Ma questa povera diavola di bestia non può andar avanti.

Senza smontare battè col tacco la porta.

— Chi è? — gridò una voce di bimbo.

Mauro battè ancora, con prepotenza: a un leone come lui si doveva aprir la porta senza domandare “chi è?„

— Chi è? — gridò una voce di donna.

Mauro battè più forte.

— Ma chi è? — urlò una voce d’uomo.

— Galantuomini! — rispose il viandante.

Subito la porta si spalancò, ed egli aggiunse con disprezzo: — oh, che avete paura vi rubino le posate d’argento?

— Bello mio, — rispose la cantoniera, una bella donna in costume, con un bimbo in braccio, — noi non abbiamo posate d’argento, ma quando domandiamo “chi è?„ ci rispondono ugualmente. Cosa vuoi?