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personaggio sovrannaturale...» — cosí pensava il gallo, la cui cresta diventava pallida.

Dopo un breve ma solenne silenzio, facendosi piú che mai severo, il volpone riprese:

— Signore e signori, io oggi sono costretto a compiere un penoso dovere, quello di giudicare le vostre azioni, e premiarvi e punirvi secondo che meritate.

— Altro che rinfresco! — disse fra sé la gallina. Anch’essa era pallida, ed aveva quasi dimenticato il suo centesimo malaugurato. E pensava che avrebbe fatto bene a seguire i consigli del pettirosso. Lo guardò. L’uccellino trionfava, ma era un trionfo ben triste e penoso.

— Compare Loccaso! — esclamò il volpone, chiamando il gallo. Nel suo accento c’era della prepotenza e della familiarità insieme, che proprio facevano male. Mogio mogio il gallo s’avanzò. Non pensava neppure a muovere gli artigli, perché si credeva sempre alla presenza di un ministro della divina Provvidenza.

— Cominciamo da voi — disse il volpone, eseguendo una giustizia molto spiccia e sommaria. — Voi siete il piú indegno degli animali di questo mondo e di quello celeste. A parte la vo-