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messi da lei; ma taluni dicevano ch’erano calunnie. Ad ogni modo i nostri amici non si spaventarono del suo incontro; anzi si fermarono un tantino per salutarsi.

Quella pettegola e vanitosa gallina, non potè resistere dal partecipare alla volpe la sua fortuna, e finí col solito invito. Veramente, la volpe grano non ne mangiava, tuttavia accettò, e sprofondandosi in ringraziamenti e complimenti disse:

— Benissimo: prima però bisogna che vada ad avvertire mia moglie Felissia, perché non si inquieti della mia assenza, poverina. Anzi, se volete venire con me, passeremo per una scorciatoia e faremo piú presto ad arrivare.

Il pettirosso tenutosi un po’ a distanza, guardava la volpe, o per dir meglio, il volpone, giacché essendo ammogliato doveva essere un volpone. Se fosse stato lui il padrone del centesimo, pensava, non avrebbe certo invitato quel messere. Ma, pazienza. La padrona era la gallina, e lei faceva quel che le pareva e piaceva. Il pettirosso pensò anche che non era una bella cosa seguire la scorciatoia indicata dal volpone, e tanto meno passare da casa sua, ma non osò dir nulla, e mogio mogio seguí la compagnia. Il volpone, che con la coda