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ultime avventure di giaffà 51


pittoresca che nessuno badava a lui, tirò fuori di sotto l’ascella il pane e lo fece inebbriare nel fumo odoroso del capretto: «Almeno, pensava, avrà un pò piú di sapore di quei difficili cibi che mi facevano mangiare per forza in casa della mia promessa sposa.» Ma il padrone della rosticceria si accorse subito del gesto di Giaffà: e lo denunziò al Tribunale perché gli aveva sfruttato il profumo dell’arrosto.

Il giudice era molto saggio: veramente sembrava una scimmia con gli occhiali: ascoltò senza battere palpebra le due parti. Ragazzi miei: non batté palpebra perché dovete sapere che un buon giudice sa, o dovrebbe sapere, che la ragione fra accusato e accusatore molte volte sta nel mezzo.

Ad ogni modo, disse:

— Giaffà, hai una moneta?

— No, signor giudice.

— E allora come fai a campare?

— La provvidenza. —

Il giudice era davvero saggio e capi che Giaffà viveva nella natura, provveduto come gli uccelli, le serpi, le capre e le tigri.

— Eccoti una moneta — disse tirando fuori un disco di rame grande come la luna piena — ades-